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venerdì 29 novembre 2013

Orrendi uccelli.

Disclaimer: il post che mi appresto a presentarvi mi è stato involontariamente suggerito da una cara amica, a cui vanno i miei ringraziamenti. Da che è iniziata l'avventura dell'Onda Laterale, ognuno dei battitori ha sempre presentato testi relativi a considerazioni proprie, eventi di vita vissuta direttamente esperiti, opinioni sui massimi sistemi. Tutto splendido, e spero vivamente che continui così; pur tuttavia, abbiamo sempre tenuto in conto che questo è un blog di "stile", ovverosia volto a presentare contenuti assolutamente arbitrarî, inteso in questo contesto come univocamente da noi scelti, ma stesi in una trama stilistica punto che potesse solleticare l'immaginazione intellettuale di tutti gli astanti e altresì dei battitori stessi. In questo senso, e sia chiaro, non perché mi manchino assunti di interesse reale, ho deciso di dare una virata radicale all'andazzo, inaugurando il primo post di fiction. Una storia inventata di sana pianta, senza nessi - apparentemente - alla realtà reale, volto alla concentrazione di quella, spero vivamente, che sia una buona scrittura. Un'autentica onda laterale. Pur sempre nel mio stile. Buona lettura a tutti.


Londra.

Una mattina qualunque.

Il cielo, se terso avesse un senso nella capitale anglosassone, lancia delle occhiate di sfuggita sulla terra dove camminano gli uomini, inframezzandole col refrigerio di nuvole che corrono più forte della mente, come se fosse un languido battito di ciglia. Ad ogni piè sospinto un aereo squarcia l'immagine roboante di quest'angolo di mondo. Qualche bipede, chissà là per caso, si ferma un secondo a rimirare l'immagine di quei leviatani di tecnologia e umanità, e forse, osservando i due o quattro motori in equilibrio sulle ali del mezzo, e raffazzonando due pensieri su come mostri di alluminio di quel genere possano essere là sopra, senza che nessuno li sorregga - a meno che non esista sul serio il Flying Spaghetti Monster - in fondo alla sua testa pensa che sì, è giusto che noi siamo ai vertici del Creato. 


Scesi da Mortlake Road bisogna fare un breve tratto di strada per raggiungere Ruskin Avenue, nome quantomeno divertente perché un vicolo di cinquanta metri esagerando avrebbe meritato cum grano salis un nome del genere alley, visto che il risultato, citando il Monopoli, dà più l'idea di "viale stretto" o "parco corto"; Ruskin Alley, dunque, è un vicoletto in stile puramente britannico: case basse di mattoni a vista, due piani, giardinetto con auto parcheggiata di fronte, diversi alberi sul ciglio della strada, rigorosamente alla stessa distanza quasi come se fossero a fare la guardia alle case. Oltrepassati questi cinquanta metri di pura inglesità, la strada si chiude alle auto e diventa l'ingresso agli archivi nazionali inglesi. Passati oltre le cancellate di ingresso, dopo aver lasciato il cartello con gli orari ed i giorni di apertura, favorita dall'ingarbugliamento del percorso d'accesso la vista si apre ad un edificio con aria monumentale, grande, spazioso, su cui campeggia la scritta The National Archives, reso ancora più magniloquente dal percorso, non più di una trentina di metri, praticamente come la prestigiosa Ruskin Avenue, che si snoda su un ponticello a raso che permette di evitare di dotarsi di una canoa per superare un rivolo d'acqua artificiale proveniente da una fontana sita sulla destra del ponte e che giunge su un laghetto posto sul lato opposto. 

In una qualsiasi mattina, o pomeriggio, in cui la terra britannica non è martoriata dalla pioggia, è possibile vedere in tutte queste parti nugoli di uccelli di specie diverse passare il loro tempo a sopravvivere. Oltre ai più classici piccioni, si scorgono corvi, gabbianelle, anatre e cigni, più miriadi di altre specie indefinibili attraverso la comune scienza ornitologica da chi scrive. Questi animali, soavi e mansi, sono il mite oggetto di divertimento di tante persone che passano per gli archivî magari diretti al parco contiguo; le scene che si possono vedere sono le classiche: due tozze anatre passeggiano per le grida divertite di bambini e sorrisi di genitori, le gabbianelle in linea ordinata sul corrimano del ponte ignorano il professore che va a fare ricerca nell'istituto, il povero pazzo di Richmond che spende metà delle sue calorie per nutrire i volatili, i corvi che come la peste osservano la magnificenza e la fragilità degli esseri umani dalla cima degli alberi. 

E se potessero comunicare tra loro? Dico, se parlassero la nostra lingua e potessero commentare l'andirivieni degli esseri umani che di lì passano, come se fossero dei novelli Gogol' sulla loro personale Prospettiva Nevsky, ed un'altra volta torniamo a parlare degli astrusi nomi che si possono dare a camminamenti, insomma, cosa direbbero? Cosa vorrebbero, e come lo manifesterebbero?

A me i bipedi pesanti stanno sul culo, ecco.

È impressionante vedere come a girovagare sempre attorno al ponticello ci sia una brigata di cigni, spesso in numero variabile, ma mai da soli. Alle volte quattro, alle volte due, ogni tanto solo i maschi, altre volte misti; mai da soli. 

Sai che ti dico, anche a me.

Osservano, sgambettano nell'acqua, si grattano sotto le ali, si mettono a riposare secondo principî della fisica a noi misconosciuti stando irti su una zampa sola, ogni tanto sgranocchiano qualcosa trovato chissà dove e chissà come, e basta. Per noi umani, la vita di un animale - praticamente qualunque esso sia - è scarsamente pensabile. Noi ci svegliamo al mattino, andiamo a studiare, a lavorare, insomma, facciamo. Mangiamo a tavola, compriamo il nostro cibo, qualcuno lo produce anche, ci divertiamo, pensiamo, usiamo la tecnologia che abbiamo creato, e poi andiamo a dormire. E così per anni. Un uccello, che fa? Non scrive, non parla, è il risultato dei suoi istinti

Dovremmo ricominciare con il piano.

si potrebbe dire che non vive, un uccello, ma sopravvive. Sopravvive nutrendosi, usa violenza per riprodursi, cura la prole per un po' e muore. Senza coscienza del mondo che gli è attorno. I pericoli non sono pensati, ma sono sentiti

Quello che mi sta sulle palle è che dicono che vivano per sempre. 

non c'è proiezione nel futuro, c'è il qui ed ora e poco altro, al massimo il sentore della necessità di proteggere la specie e perpetuarla. A quale pro, solo gli dei lo sanno.

Noi le anatre le mangiamo. 

Ci mangiano. Ecco cosa.

In Portogallo si mangia un riso chiamato "Arroz de Pato", riso al papero letteralmente, che è una meraviglia. Dicono che il Foie Gras sia una delizia assimilabile all'ambrosia degli dei. 

La cosa ridicola è che ho visto che prima ci danno da mangiare fino allo sfinimento, e bada, mai sentito nessuno lamentarsi. E poi, un giorno qualunque - ZAC!

nel parchetto circostante il lago artificiale si udì lo stridulo e acuto starnazzo di un cigno. Chi passeggiava per quelle parti non se ne rese praticamente neanche conto.

"e gli hanno portato via la testa. Io francamente non ho parole". 
"La conosco questa storia, non fai altro che ripeterla. E noi siamo sempre qui a contarcela su, senza poi fare niente. E a parole non si cambia niente. A che punto siamo messi con la prossima azione intimidatoria? Abbiamo eletto questo posto a campo base ma di bipedi pesanti ce ne sono sempre troppi".

Il cigno che sgambettava pencolante a fianco del suo compare si era fermato un metro più dietro a mordersi sotto l'ala, quando la carena prude effettivamente c'è poco da fare. 

Saremo condannati alla subalternità. Non abbiamo futuro.

"Potresti ripetere per favore? Mi sono un attimo perso..." 
"Lascia perdere. Limitati a rispondere alle mie domande. Voglio un aggiornamento minuzioso dello stato delle gabbianelle".
"A nostra disposizione abbiamo due stormi completi con elementi misti di prima e seconda categoria; un terzo stormo è destinato all'addestramento, i margini di miglioramento sono palpabili e, secondo me, alla prossima luna piena dovrebbe essere operativo in misura di tre su quattro individui. Abbiamo diversi giovani che, mi hanno riferito gli addestratori, sono riusciti a centrare uno di quei recipienti in cui i bipedi pesanti buttano cose a velocità massima e a distanza di crociera dal suolo! Forse siamo di fronte alla miglior generazione almeno considerando le ultime cinque o sei! In totale, supponendo la prossima luna piena, avremo uno stock di trenta aviatori di cui almeno uno su tre di prima categoria".
"Bene, quindi siamo in linea con le previsioni. Ehi, ti ricordi che successo l'ultima operazione? Non ho mai visto così tanti bipedi terrorizzati! I nostri aviatori avevano fatto grandi cose, sicuramente. Ma sorvolando

Nel parchetto attorno al lago artificiale alcuni transeunti si voltarono verso i due cigni. Li avevano richiamati numerosi starnazzi acuti. Qualcuno si allontanò, non si sa mai che in una crisi d'amore i cigni diventino violenti. Leggende metropolitane si rincorrono enfatizzando mani squarciate dai dentini di questi regali esseri.

"Tu mi fai sempre sbellicare".
"Lo so, l'ironia è una mia virtù, ma non perdiamo tempo. Stavamo dicendo, tre stormi di qualità in previsione della prossima luna. Ottimo. Adesso dimmi dei piccioni. Mi raccomando, voglio buone notizie".
"Ho dato mandato agli addestratori di svolgere un'indagine. Non hanno ancora finito
"Non hanno ancora finito?! Ma che cazzo stanno facendo? Spiegami subito che cazzo stanno facendo! Bisogna andare a prendere i piccioni e metterli in riga, mica fare indagini conoscitive e cazzate! Basta!"
"Abbi pazienza, ma eravamo d'accordo che per risolvere il problema dei piccioni era necessario ricominciare dalle basi, dall'a-b-c, altrimenti non avremmo cavato un ragno dal buco. Ad ogni buon conto, i primi risultati 
"Eh dai, parlami un po' dei primi risultati, e vedi che siano positivi".
"I primi risultati dicono che i margini per un accomodamento con i piccioni sono decisamente risicati. È che semplicemente i piccioni sono ingestibili. Dai lo sai, dici loro di fare una cosa e prima ti chiedono cosa possiamo dar loro in cambio, poi si convincono, vanno, ma se trovano qualcosa che garba loro di più - puf! - persi".
"Due granelli di pane e si vendono al primo bipede pesante. Che pagliaccî".

Non siamo noi ad essere pagliaccî, siete voi che ancora pensate alle vostre fregnacce! Fate come noi, approfittate del mondo che avete a disposizione! E se le correnti d'aria cambiano, seguitele, non andateci contro!

Alcuni piccioni sul camminamento del laghetto si alzarono in volo. Le persone nei pressi si affrettarono ad allontanarsi dalle immediate vicinanze. Si poteva percepire il terrore nei confronti dei piccioni. Grigî, tozzi, senza grazia né classe, buoni solo a evacuare gaudenti sopra gli uomini. Pericolosissimi.

"Passiamo oltre che sennò mi incazzo veramente. Gabbianelle. Sempre perfettamente affidabili, vero?".
"Sì, senza dubbio. Alla prossima luna piena dovremmo avero fino a... eh?".
"Qual è il problema?".
"Non ne abbiamo parlato prima?".
"Di cosa?".
"Le gabbianelle..."

Un passante, forse per la prima volta di passaggio in quel parco, fece una foto a due cigni che, guardandosi nelle palle degli occhi, si toccavano vicendevolmente la fronte, disegnando un cuore bianco in mezzo al verde dell'erba e del fondale e dell'acqua del parco. 
L'amore è una cosa meravigliosa, pensò dolcemente la ragazza dopo aver rimesso il cellulare in tasca, e come ce lo mostrano gli animali è insuperabile. Certo che però un bel cazzo... sorrise e se ne andò, immersa nei suoi pensieri tra il romantico ed il facinoroso.

"Mi sa che mi è ricapitato. Allora breve aggiornamento: gabbianelle".
"Prossima luna piena, tre stormi, uno su tre prima categoria, affidabilissime".
"Bene. Gabbianelle, piccioni... corvi".
"Molesti come sempre. Hanno rubato delle altre cose ai bipedi, stanno cercando di capire l'uso che ne fanno. Sono autenticamente necrofagi, non mi fiderei troppo di loro".
"Mh. Anatre".
"Sempre sul pezzo, sempre ben tozze. L'altro giorno avevano a tiro un bipede pesante incauto che si era avvicinato oltre la soglia di tolleranza. Non hanno agito per la presenza di troppi bipedi. In loro è ancora vivo il ricordo di quel loro compagno, come si chiamava... Aronne mi pare, dopo aver attaccato un bipede - attacco meraviglioso, ne porto io per primo vivo il ricordo - è stato catturato dai bipedi e non si sa che fine abbia fatto. Nessuno conta in un suo ritorno".
"Sì, Aronne, mi ricordo, uno scavezzacollo di classe. Lo sento come un figlio perduto".
"A proposito, ma sai che mi sta tornando quel formicolio come qualche tempo fa... figlî? Uova?"

Niente da fare. Subalternità perpetua.

"Sempre a pensare a quello te. Datti una calmata e concentrati".
"Scusami, hai ragione. Insomma, il quadro è questo. Dimentico qualcuno?"
"No, direi che ci siamo. Direi che in quanto a manodopera non possiamo ritenerci deficitarî, per il grande momento però devo contare anche sulle colonie di gazze e pettirosso di Kew Gardens, serve per superare la soglia critica e rendere definitivamente questo lago la nostra Patria esclusiva. Penso che io stesso andrò a trattare con loro per una possibile collaborazione".

I transeunti del parco degli archivî si allontanarono poco alla volta e di soppiatto dal ponticello sul quale si erano baloccati fino a quel momento con i volatili. Succede sempre così nelle società umane, quando arriva il diverso si scappa. Si scappa perché non lo si capisce, non lo si intende, e ciò che non si somatizza fa necessariamente paura. È il nero, è il bianco, è il giallo, o meglio, erano, perché ora fanno meno paura, ma abbiamo arricchito enormemente il nostro campionario, ora è il povero, l'ubriaco, il diseredato, ogni tanto anche il ricco ed il ben vestito fanno paura, e spesso dovremmo avere più timore di chi si cela elegante dietro un abito orgoglioso anziché di chi mostra, triste, tutto quello che ha. Era arrivato un uomo, giovane, adulto, anziano, nessuno lo può dire perché nessuno sa chi sia, e lui non è né ha nessuno, ha solo dei resti di un tramezzino comperato per una misera libbra sterlina all'off license di un Gujarati qualunque alle spalle della stazione di Richmond che, come tutti i giorni, viene a donare a

Quei cialtroni dei miei cigni. Pronto il piano per la conquista del mondo?

"Io mi chiedo cosa gli passi per la testa a questo qui. È molto diverso dagli altri, non trovi?".
"Credo proprio di sì. E ti dirò di più, secondo me deve essere una specie di capo, di figura riconosciuta, non so se mi capisci. Veste diverso, la gente quando passa si allontana, ha del cibo che condivide con noi quando potrebbe darlo ai suoi simili, incute timore reverenziale. Per me è un grande capo".

Ma quale capo e capo! Sono l'ultimo degli ultimi, nessuno dei graziosi umani che avete visto fino ad adesso vorrebbe essere al mio posto. Voi siete quelli per cui esisto.

"Certo che i versi dei bipedi pesanti sono divertenti, eh?".
"Altroché! Mi fan venire in mente i sospiri di quel tipo... come si chiamava, Eraldo? Dai quello che evacuava duro in volo e poi gli occhi si iniettavano di sangue!".

Altri starnazzi si levarono dal lago. Le gabbianelle, impietrite sul corrimano del ponte, giravano meccanicamente la testa a destra e a sinistra. Il loro momento di protagonismo, con l'arrivo del bipede, era finito.

Ahahah chissà che faccia che doveva fare per cagare da cento metri d'altezza! Ogni tanto mi piacerebbe volare, vedo spesso gli aerei che passano su di qui e penso che non ho mai volato. Dev'essere bello vedere il mondo dall'alto, come un cigno.

Il pazzo di Richmond sbriciolava lentamente il lembo di tramezzino e lanciava le briciole molli nell'acqua. I cigni ignorarono il tutto, mentre le prime gabbianelle si scollavano dal loro corrimano per andare a fare incetta di quei pochi carboidrati sparsi. Le anatre, attratte dai primi movimenti, assistono con curiosità, ci impiegheranno poco a capire cosa sta succedendo e si precipiteranno. I corvi, altrettanto, spiccano il volo per rimanerci male alla visione del pazzo che stavolta ha deciso di lanciare tutto quel ben di Dio in acqua anziché sotto gli alberi. La tensione tra i volatili inizia ad essere palpabile.

"Sarà mai possibile che un bipede possa riscuotere così tanto successo presso i nostri simili? Io trovo tutto questo vergognoso".
"Io invece trovo che cibo gratis lanciato in acqua mi fa venire fame. Aspettami qui".

Cibo gratis, potrebbe essere il demone del Foie Gras che tutti loro ci cascherebbero uguale. Siamo dominati e mangiati dai bipedi perché siamo finiti per un po' di cibo gratis. 

Non te la prendere con lui, in fondo vuole solo mangiare un po'. Ti suggerirei di farlo anche te, non so quanto tempo sarò qui ancora, e forse dopo di me non verrà più nessuno a portarvi questo pane. Lasciati andare e sii contento per una volta tanto.

Ma questo cosa continua a dire? Ho sempre trovato infastidente questo suo tentativo di dirci qualcosa. Siamo nemici, io ti odio. Te pesi, io volo, io mangio erba, tu... non ti ho mai visto mangiare

Chissà da dove viene tutto questo tuo livore. Non ti costringo a mangiare il mio pane, il mio è un onesto invito. E come ci insegnano, chiedere è lecito e rispondere e cortesia.

"Quindi? Passiamo al piano di attacco?".
"Lascia perdere, questa scena, come ogni giorno, mi dà il voltastomaco. Me ne vado a fare un giro, riaggiorniamoci dopo".
"Ok. Non ti offende se vado a mangiare un altro po' di cibo del bipede, vero?".
"Coglione".



Excipit: la cosa che trovo divertente è che il suggerimento della mia amica in merito ad uno scritto sugli orrendi uccelli parlava di una saga per decine di migliaia di pagine. Non credo scriverò mai così tanto, ma quello che mi piace pensare è che magari, nei prossimi tempi, la saga degli uccelli orrendi potrà continuare. Perché in fondo - e appare chiaro dalla chiusa di questo post - so che voglio continuare. Quello che non so, è come e quando. Se saremo fortunati, ci sarà un secondo e terzo e non so quanti altri capitoli della saga degli orrendi uccelli. Per ora spero che questo esperimento di fiction vi sia piaciuto.

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