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domenica 27 ottobre 2013

Sindrome da Panda.

Mi scuso con voi cordiali lettori per l'attesa (immagino struggente) di questo tanto agognato intervento.

Più che gli impegni, sempre numerosi ed intenti ad ammassarsi l'uno sull'altro in una mischia caotica, il vero problema di questa posticipazione sono le scadenze.

Il rapporto tra l'uomo e le scadenze è complicato e singolare, ognuno ha i suoi metodi e le sue dimenticanze, io una volta ho mangiato del purè scaduto e devo dire di averlo trovato squisito, mio fratello passò la lunga nottata vomitando.

Forse non erano queste le scadenze che intendevo, e vi chiedo perdono per essere s-caduto nel banale.
C'è qualcosa di diabolico nella scadenza, sembra così lontana e distante persa nel futuro remoto, e quando poi si avvicina è troppo tardi per fare tutto quello che non si è fatto, mangiare tutto quello che non si è mangiato, pagare quello che si doveva pagare.
Forse sono solo io a vivere male questo rapporto con le scadenze, ma preferisco pensare di non essere l'unico povero stronzo a subire la sindrome da panda (La celebre sindrome da panda consiste in un blocco totale simile a quello assunto dal panda quando è spinto in una performance sessuale davanti a un branco di scienziati che armati di foglio e penna si leccano le labbra bramosi).
La scadenza è subdola perché va rispettata. Però lei non rispetta te. Magari se ci fossimo conosciuti meglio non avrei nutrito tanto astio nei suoi confronti ma era sperduta in tempi che dovevano ancora essere, e una volta in vista procede in un rapido conto alla rovescia suicida.

Ci sono cose che uno farebbe normalmente, come la cacca, ma che poste sotto l'influenza di una scadenza divengo ardue imprese, un po come riuscire a defecare in un bagno pubblico con qualcuno che bussa insistentemente fuori dalla porta apostrofandovi a male parole.

La scadenza è il richiamo ineludibile dell'altro, il monito sempiterno che c'è qualcun'altro a cui dare conto di qualcosa.
Probabilmente è per questo che siamo portati a rispettare le scadenze, le rispettiamo perché sono solo simbolo del rispetto che dobbiamo (attivamente e passivamente) dare ad altri, che sia uno scienziato che lentamente sta scoprendo un lato zoofilo di sé, un'anima disperata che bussa con insistenza sulla porta o uno strozzino notevolmente alterato che ti orina sul tappeto.

Questo magari non sarà d'aiuto al panda in preda all'ansia da prestazione o al defecante desideroso di quiete, probabilmente non modificherà il mio viziaccio di scrivere in ritardo e sicuramente non risolverà i vostri (spero eventuali) problemi con gli strozzini, ma potrebbe aiutare a ricercare un più raffinato equilibrio tra ciò che è giusto si dedichi a sé e ciò di cui dobbiamo render di conto ad altri.

Mi piacerebbe di cuore continuare ma lascerò che la morale di quest'intervento la traiate voi, io credo di aver mangiato qualcosa di scaduto e avverto l'improvvisa necessità del bagno.
Sperando non sia occupato o mi toccherà bussare ore.

domenica 20 ottobre 2013

5 e mezzo.

Qualche settimana fa una mia amica mi disse:
tu dovresti scrivere un libro. 

Ammetto che il mio stupore non fu poco, perché in vita mia me ne hanno dette tante ma che potessi o addirittura dovessi scrivere un libro non mi era mai capitato. Quantomeno questa asserzione dirompente è stata la scusa per ritornare indietro e capire perché mi fossi messo a scrivere qualcosa, peraltro senza grandi pretese, ma che ha potuto sortire effetti sì roboanti al punto da pensare che fosse tutta una gag campata per aria, come spesso ce ne capitano in cui ce ne si esce con mezze verità obbligate dal contesto che, normalmente, si riassumono con troppo ampî ondeggii del capo e frasi di brutale circostanza come "Bravo, bravo...".

Io ero il giovane uomo da 5 e mezzo nei temi. Ho passato 14 anni a scuola a scrivere temi e fregnacce indegne per ottenere un voto e non mi sono mai staccato dal 5 e mezzo. La genialità e il vuoto culturale, la voglia di scrivere e la nolontà, l'applicazione rigorosa dei vincoli formali o la post modernità più annichilente, la casta dei professori di italiano sapeva, o meglio sentiva, che qualunque cosa scrivessi era da 5 e mezzo. Peraltro, adducendo ragioni ricorrenti e ricorsive: idee mediocri, scritta stantia, scarso stile, risultato poco conforme alla richiesta. 5 e mezzo. Che fossero professori ciellini o marxisti ortodossi, includendo tutte le tonalità di grigio nel mezzo, non si scappava. 

sabato 12 ottobre 2013

Segreteria Didattica

Bentornati, fedeli lettori.
Dobbiamo scusarci. Questa settimana non abbiamo preparato un cavolo di nulla.
Nessuno di noi.

Ragion per cui, se desideravate un intervento intenso, carico di contenuti profondi e magari con un pizzico di risonanza sociale, pacco.

Ma vi prego di capirci: siamo studenti universitari.
Ed è inizio autunno.
Questo dovrebbe essere sufficiente, no?


venerdì 4 ottobre 2013

Briciole di gioia

C'è una cosa di cui mi sono accorto rileggendo gli interventi laterali che abbiamo pubblicato fino ad ora.
Siamo dei presi a male.
Eccezion fatta per qualche intervento l'amaro in bocca rimane sempre, sorge spontaneo il dubbio su una dieta a duro regime di pane e fiele appoggiati da un buon bicchierino di cicuta.
C'è da dire che effettivamente, a ben vedere, non c'è molto su cui ridere.
Potrei fare una dettagliata analisi incentrata sulla nostra attuale società, ma non mi ingozza proprio per nulla, quindi spero nel vostro perdono e giungo direttamente ai risultati: Qui è tutto uno schifo.

Grazie al cazzo. (pt.2)

Che cosa è successo? Da quando abbiamo smesso di guardare al mondo con speranza per guardarlo con rassegnazione?
Da quando il buono il bello e il giusto hanno smesso di essere valori ispiratori e si sono trasformati in parole vuote, inefficaci, fuori moda, totalmente prive di attuabilità ed efficacia?
In nome di cosa dunque alzarsi la mattina e prendersi l'impegno e la fatica di vivere?