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venerdì 27 settembre 2013

La "Racionalidad Cachonda".

Disclaimer: questo post sorge da ampie e divertentissime discussioni tenute con alcuni cari amici spagnoli in quel di Monaco di Baviera. A loro sono debitore e va tutto il mio riconoscimento per lo spasso avuto e la fantasia impiegata per creare un minimondo attorno a questa espressione. Altresì, questo post potrà toccare livelli estremi di misoginia, perché sono malato ora che scrivo, perché sono un po' stufo e perché, ogni tanto, la provocazione fa bene. Quindi se siete soggetti deboli che appena leggono la parola "donne" seguita da termini non unicamente e falsamente positivi si incazzano oltremodo gridando allo "Shcantaloh!!1!", non continuate la lettura di questo post e piuttosto fatevi un giro su pornhub e tornate alle origini. Anzi, chiudetevi in casa per un buon par di settimane, va'.


  
Devo essere sincero con voi, cari astanti dell'Onda laterale, poiché sono abbastanza convinto che molti di voi, dopo aver letto i miei post durante i primi mesi di esistenza di questo blog, abbiano pensato qualcosa del genere "No ma bravo questo kazzam o come diavolo si fa chiamare, però cazzo che pesanti i suoi post". E devo essere una volta di più sincero, sono assolutamente d'accordo. Ragione per la quale, oggi vi preparo un intingolo più sul faceto che sul serio sperando di redimere la pesantezza insita nel mio animo di scrittore mediocre. In altri termini, spero vivamente vi facciate qualche risata, oggi.


La Racionalidad Cachonda. Termine difficile da tradurre, ossia, in realtà estremamente semplice, ma non tanto musicale e fluente come nella sua vertente spagnola. "Razionalità arrapata", verrebbe in italiano, ma l'allitterazione congiunta di r ed a rende questo termine decisamente grattuggiato e ostico, quindi meglio lasciar perdere la lingua del sì e continuare usando il termine nella lingua del jajajajajajjajaja.

La storia di questo termine in realtà rimonta a due estati fa, quando appunto con questi giovani spagnoli, una sera qualunque a Monaco di Baviera, in preda a non so quale strano principio-motore, o più semplicemente perché eravamo gaiamente e pasciutamente bevuti, iniziammo a parlare della Intelectualidad Cachonda, che nel nostro piccolo magico mondo era l'elemento intellettuale e gnoseologico sviluppato degli uomini che li induce a cercare di procreare, o quantomeno anche solo limonare, magari duro. Così, per sommi capi. Questo principio in realtà si rifaceva ad un professore ubriaco che, parlando in uno spagnolo orrendo e scandendo le parole per evitare di farsi sentire che sbiascicava, cercava di spiegare cosa fosse la Intelectualidad Cachonda cercando di mantenere una parvenza e un aplomb serî e rigorosi, senza tuttavia riuscire a dire niente che avesse un capo ed una coda. Perché non sapeva neanche lui di cosa stesse parlando.

Passante il tempo, la gag dell'Intelectualidad Cachonda rimase, si diffuse, si ampliò. Divenne Racionalidad, probabilmente per sottolineare meglio un aspetto costruttivo invece che parlare in termini tanto generali quanto vacui. Fino a quando, durante l'estate passata, riprendiamo il discorso e, a tavolino, decidiamo di capire meglio che cosa avesse questo termine di così profondo per cui, partito come e per gioco, era rimasto diventando un caposaldo della nostra attività quotidiana, un po' come recitare i vespri prima di andare a a dormire.

Ammetto, che la conversazione, invero un dialogo, con il mio amico Javi aveva dei toni alquanto surreali. Ho adorato quella conversazione.

Nel nostro piano di dar significato alle parole, Javi sale in cattedra e rimonta a Hume e al suo A Treatise of Human Nature, tomo secondo, Of the Passions. In questo tomo, il filosofo britannico ribalta la visione tipicamente platonica per cui l'uomo, essere archetipicamente razionale, controlla e sottomette i suoi istinti appunto attraverso le facoltà razionali.

Badate bene, la visione platonica è vera. Punto. Se pensate il contrario, siete più animali e meno uomini, di conseguenza non trovandovi più in cima alla catena alimentare, potete anche perire. Mi raccomando.

Secondo Hume, l'uomo, come gli animali, le bestie, le fiere, a cui evidentemente è assimibilabile, è vittima, preda, oggetto delle sue passioni, che, si potrebbe dire, quasi in ultima istanza determinano l'essenza stessa della sua natura.
Amici filosofi, sto improvvisando. Accettate il principio di finzione, grazie.

Nel suo discorso, dunque, Hume arriva a queste conclusioni, ribaltando come detto sopra la proposta platonica:
      Since reason alone can never produce any action, or give rise to volition, I infer, that the same faculty is as incapable of preventing volition, or of disputing the preference with any passion or emotion. This consequence is necessary. ’Tis impossible reason cou’d have the latter effect of preventing volition, but by giving an impulse in a contrary direction to our passion; and that impulse, had it operated alone, wou’d have been able to produce volition. Nothing can oppose or retard the impulse of passion, but a contrary impulse; and if this contrary impulse ever arises from reason, that latter faculty must have an original influence on the will, and must be able to cause, as well as hinder any act of volition. But if reason has no original influence, ’tis impossible it can withstand any principle, which has such an efficacy, or ever keep the mind in suspence a moment. Thus it appears, that the principle, which opposes our passion, cannot be the same with reason, and is only call’d so in an improper sense. We speak not strictly and philosophically when we talk of the combat of passion and of reason. Reason is, and ought only to be the slave of the passions, and can never pretend to any other office than to serve and obey them. As this opinion may appear somewhat extraordinary, it may not be improper to confirm it by some other considerations. (Grassetto mio. Hume, David, A Treatise of Human Nature, Oxford, Clarendon Press, 1896, Tomo II, Parte 3, Sezione 3).

No. Non può essere così. La ragione asservita all'istinto. Hume precursore orrendo della rovina dell'umanità, il Romanticismo. Hume asservito gioppino della voluttuosità del peggio che è in noi. O infamia, o vergogna! Noi volenterosi asceti della Racionalidad Cachonda non potevamo rimanere con le mani in mano e non creare il giusto contesto per dare finalmente il giusto valore a questo concetto chiave, la risposta esatta e giusta ad una domanda che non era stata ancora posta: come coniugare e armonizzare la ragione e la razionalità alle passioni e all'istinto. Arrivare alla conclusione di un moto hegeliano che parte da Platone, si ribalta in Hume e trova la sua armonia finale in un dialogo in spagnolo e italiano, tra uno spagnolo e un italiano, a Monaco di Baviera, agosto 2013.

Partiamo da un assunto chiaro e persino ovvio. La razionalità può forse determinare il moto delle nostre passioni? No, è palese. Con quel momento che viene definito, stavolta in portoghese, a caída, la caduta, ovvero sia il travaso di sangue dall'alto verso il basso (lascio alla vostra intelligenza la comprensione di tutti i riferimenti per mantenermi, almeno nel limite del possibile, politically correct) che ingiunge una decrescita repentina dell'attività cerebrale in favore di un aumento senza freni di quella fame che, volenti o nolenti, ci contraddistingue come esseri viventi.

Avevo già scritto qui che nonostante questa affermazione sia vera anche e soprattutto per le donne, loro per prime non esitano un secondo a dire sgallinando che tutto ciò è falso che noi uomini siamo vittime del nostro pene malati di figa e facciamo schifo, beh ragazze fatevi un favore, siate sincere con voi stesse in primo luogo, andate sul balcone come nella famosa scena di Quinto Potere e gridate, col cuore e l'anima in mano, mi piace il cazzo e ne voglio di più! Mi piace il cazzo e ne voglio di più! Proverete una sensazione unica, splendida, che raramente avete provato, ne sono sicuro: si chiama libertà e leggerezza di spirito. 

Dunque questa caída non è indotta né generata da alcun moto razionale: vedo una bella ragazza/o, ci parlo, la/lo trovo interessante, esteticamente bella/o, e puf, in men che non si dica cade tutto verso il basso. Reazione normale, anzi, cifra di salute e benestare. Vero è che in questo momento ci si inizia a muovere, il desiderio, la caduta, il volere e la volontà esigono il loro scalpo. Ed ecco che si rivela l'arcano: se non fossimo animali razionali oltreché sociali saremmo ancora fermi ai tempi di Neanderthal, in cui nel momento di una caduta si impugnava la clava, si stendevano in preda al fervore jihadista i potenziali rivali, poi si stendeva anche la preda e finiva tutto a tarallucci e vino in una capanna di pelli d'orso.

Eh, bei tempi.

E invece siamo migliorati, cresciuti, lo spazio occupato dal cervello è aumentato grazie alla riduzione dello spazio occupato dalla mascella grazie all'invenzione del fuoco e dei cibi cotti, e finalmente siamo diventati ometti veri e non scimmie infervorate tipo 2001 Odissea nello Spazio. E forse la razionalità ci ha permesso di oltrepassare le dinamiche neanderthaliane di cui sopra.

Eh, bei tempi.

La razionalità come elemento smussante la perdita di controllo dovuta alla caduta del sangue dall'alto del nostro corpo al basso ventre. Ma questo, come converrete, non risolve ancora il problema: come coniugare razionalità e cadute varie, anche di stile, in un unicum funzionante e armonico? Stante a quanto descritto, in realtà la razionalità non sarebbe che un elemento esterno che interviene solo per limitare la perdita di controllo nei momenti più estremi di voracità sessuale. Niente di più falso. La razionalità, in questo contesto, è un principio funzionale.

Il punto focale del dialogo intercorso tra me e lo spagnolo risiedette su questo punto, ovvero il ruolo della razionalità in dinamiche che razionali non sono. Arrivammo alla conclusione, felici e gaudenti - ma senza caída - per il nostro tesoro intellettuale appena individuato, che se l'istinto e la passione forniscono l'obiettivo - basti pensare alla frase tante volte sentita, "è bruttarello/a (ossia i cui canoni estetici vanno in direzione contraria a quelli normalmente considerati come generativi del bello) ma mi piace (adducendo peraltro un misto tra stupore e senso di colpa per infrangere un concerto estetico-sociale dato come indissolubile o quantomeno referenziale)" - la razionalità fornisce i mezzi per definire il desiderio e ottenere quanto stabilito dalle passioni e dalle cadute. In altri termini, mentre le passioni ci presentano un elemento che di fatto diventa centrale ma "capitato" e non determinato - vedo una persona e sono barzotto -, la razionalità definisce l'elemento imposto dalle passioni, smussa i comportamenti e determina il "come" ottenerlo se lo si vuole ottenere - del genere, voglio chiombare, voglio una sana amicizia dopo del sano limone, cazzo che figa di legno ma non mi interessa la voglio uguale, questo me lo sposerei ma solo se a letto sa fare come si deve e con frequenze ed intensità spartane, e così via, il tutto senza usare clave, mazzafrusti o gatti a nove code.

Meraviglia. Finalmente la razionalità e le passioni si ritrovano alleate per il bene dell'umanità. Le passioni determinano il quid, la testa lo definisce e cerca di ottenerlo. Ed il dialogo continuò, per sommi capi, parlando di priorità determinate necessariamente dalla ragione perché le tassonomie non sono naturali, dell'estetica, se è determinata o influenzata dalla ragione, e così via. Poi ci siamo resi conto che dovevamo prepararci per uscire per andare a tacchinare duro, e allora il punto filosofico è venuto meno per dar luogo alla preparazione di una buona caída, abbiamo spolverato le nostre alabarde delle grandi occasioni e siamo andati in giro per la città per svolgere le nostre attività fondate sul rispetto e sulle clavate in da face

Però ammetto che in fondo non sono molto contento. Perché tanto, dopo ormai qualche mese dopo la grandiosa scoperta, nonostante lo spiraglio di armonia ingenerato da tanta saggezza profusa in una sola scoperta, nonostante il chiarimento teorico di tante dinamiche articolate e complicatissime, non è cambiato un benemerito cazzo. Continuo imperterrito nella dinamica/successione 1) visione; 2) caída; 3) intervento razionale di creazione e svolgimento di un piano d'attacco volto all'ottenimento dell'ambita preda, chiamiamola per nozion di cultura "Vello d'Oro"; 4) incomprensibilità dell'universo femminile; 5) DUEDIPICCHE™.

E continuo ad incazzarmi con le donne, con me stesso, con chi mi dice che sono troppo razionale. Insomma, non ne riesco mai a venire a capo. Per salutarvi dopo tutto questo lungo ed articolato discorso con una prospettiva del mio stato d'animo attuale, chiuderò con un video, old but gold, molto educativo e latore di una retorica che coniuga perfettamente animosità e ricchezza intellettuale. Proprio come la Racionalidad Cachonda




Epilogo
Voglio approfittare della pubblicazione di questo post per salutare e, nel mio piccolo dare il benvenuto alla nuova autrice del blog Rajput Taj-Mahal o come si chiama. A me bastava un nome tipo laura o giulia, e namaste o come si scrive mi sembra più una marca di detersivi da hard-discount (Namaste, e toglie la macchia e il pensiero, slogan che spacca il culo ai passeri). Ti romperò i maroni fino alle lacrime su indù, gange e quant'altro, non prenderla sul personale ma sono fatto così. E ovviamente sei libera di ararmi a tuo piacimento su tutto quello che scrivo e non: nella provocazione c'è sempre una scintilla di crescita intellettuale. Non bagnarti né nel Gange né nel Lambro o Seveso, che prendi le malattie brutte e non arriva una dea-elefante a salvarti, ok? Un abbraccione.

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