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venerdì 5 luglio 2013

Pediluvio Metafisico

Inizialmente quest'articolo voleva essere un commento di risposta al bellissimo post di Kazam "Noi siamo infinito" ma data la scarsa capacità di carico dei commenti (maledetto il giorno in cui limitammo la nostra capacità espressiva col numero di caratteri massimi) ho ritenuto più appropriato pubblicarlo nella sua interezza.

Ci sono questioni che prima o poi ci si pone e anche dopo averle poste continuano a tormentarci (o dilettarci?) perché ciò che credevamo di aver raggiunto si sgretola tra le mani o semplicemente sfugge al nostro sguardo, alla nostra comprensione, chiedendoci continuamente di essere rincorso.
Ci sono punti sui quali sono prepotentemente d'accordo con te, specialmente per quanto riguarda la tensione infinita che è rinchiusa nell'uomo, proprio nello stesso uomo che nel fluire del tempo chiamato storia si è dimostrato capace di azioni e opere che spaziano dal magnifico all'infimo, capaci di suscitare sentimenti sublimi o il terrore più cupo.
Dopo millenni di convivenza con se stesso e i suoi simili l'uomo cosa ha capito di sé? Si può davvero parlare in generale di qualcosa che trova la sua massima espressione nella singolarità? Qual è il nostro destino, indiarci verso una gioia infinita o perire nella sofferenza più atroce? Oscillare come un pendolo tra picchi di euforia e disperazione o rimanere stoicamente fermi al centro osservando e comprendendo ciò che ci circonda?

È vero che per conoscere e capire qualcosa abbiamo bisogno obbligatoriamente del suo contrario (e qui sorge doverosamente una ringraziamento ad Eraclito, coi piedi immersi nel suo ruscello), e ritengo probabile che sia per questo, per conoscersi meglio, che l'uomo abbia inventato Dio, suo eterno opposto, nel tentativo di conoscersi meglio.
O magari che Dio abbia creato l'uomo per conoscere qualcosa in più di sé, per essere riconosciuto e finalmente riconoscere qualcuno in quel miracolo di eterogeneità che è l'esistenza (umana o divina che sia).

Ed è qui che si gioca il grosso della questione.

Factus sum mihimetipsi quaestio. Noi siamo domande per noi stessi, come affermava Sant'Agostino, e se l'uomo è la domanda Dio è l'immediata risposta.
E' vero che nell'uomo soggiace una tensione infinita, tensione però racchiusa in una finita e determinata quantità di anni che sono a nostra disposizione, e per dirla schiettamente una risposta serve più da vivi che da morti, ed ecco che questa risposta ci viene data attraverso quel processo di rivelazione della verità che si esprime nelle religioni con i loro Dei.
Ma se l'uomo non fosse la domanda? Se invece noi, insieme a tutto l'Esistente, fossimo la risposta?

L'uomo non è sempre stato. In principio non era il verbo.
Sarebbe più corretto dire che "In principio non era" perché secondo me all'inizio non c'era proprio un bel nulla, così nulla che non c'era neanche l'inizio.

Ve lo dico brutalmente: io credo in dio.
Badate bene, non credo in Dio o negli Dei, non credo in un triangolo con l'occhio o in corpulento uomo dorato, non credo in nulla che sia antropomorfo e non credo che dio abbia coscienza di sé o degli altri, credo che non abbia coscienza, non abbia percezione, per farla breve non credo abbia qualità alcuna se non l'esistenza,  ma credo che noi Siamo; ovvero credo che nello stato attuale delle cose tutto ciò che esiste sia caratterizzato dalla sua stessa Esistenza.

Se non mi avete liquidato con un fragoroso "Grazie al cazzo" vi spiego meglio quello che intendo.
Noi esistiamo su un pianeta che esiste in una galassia che esiste in un universo che esiste e non possiamo liquidare la questione scaricando la responsabilità del tutto su un Dio o un Bosone perchè anche loro se sono, sono in una condizione di esistenza.

La domanda alla fine è sempre una: Perché l'essere e non il nulla?
Perché alzarsi dal letto quando si può rimanere a dormire?

Potete chiamarlo caso, chaos, fortuna, destino, o potete non chiamarlo affatto, ma ciò non toglie che noi siamo e che tutto ciò che esiste sia con noi.
E proprio noi, insieme a tutto l'esistente, siamo la risposta al nulla che avremmo potuto essere.

Siamo risposte ed è per questo che da sempre  in vari modi e molte forme continuiamo a cercare la nostra domanda.

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