Dèi della terra, del
mare, dei cieli e aldilà d’essi, dedicate un instante ad ascoltare le
lamentazioni d’un povero mortale; Dèi tutti, conosciuti agli uomini e
sconosciuti ora, allora e dimenticati, perdonate il grido di dolore che si leva
da tanta parte e porgete un istante del vostro incontabile tempo verso chi del
tempo ha troppa coscienza e troppa fame; Dèi dei vivi, Dèi dei morti, Dèi di
chi sarà e ancora non è, siate ora reali, scendete nella miseria di chi conta i
passi, voi che passi non ne avete, e vi perdete nella vostra stessa sterminata
immensità, bestia immonda ché svuota ogni cosa di significato.
Mi appello al vostro
senso, al vostro infinito, sfidandolo con la povertà di chi sa che non ha il
vostro tempo, sia essa una benedizione o una terribile punizione: datemi la
forza! La forza di tutto, la forza che mi è sempre mancata, la forza che ancora
non conosco, le forze di un giovane impetuoso e di un anziano ponderato; datemi
la forza di render grazia all'esistenza, per quanto caduca, la forza di
combattere i mali che avete creato e di cui siamo circondati, la forza del male
che creiamo noi e la forza di resistere alla lirica del bene che facciamo, e
che ci addormenta appagati. Datemela subito! Ora! Per combattere in ogni
momento il senso vacuo dell’onnipotenza che mi sono inventato, e con me legioni
di coscienze obnubilate dall'orgoglio e dalla vanità, e per combattere quelle
stesse coscienze che ambiscono all'imposizione delle loro volontà verso chiunque
altro per la sola passione per il potere, perché il potere che ci avete dato si
misura con le lacrime che facciamo versare e che, con gli occhi brillanti,
riusciamo a deglutire, in un sovrumano sforzo che stringe e spreme le nostre
interiora. Datemela ora, ve ne prego, per renderla empatia verso chi sa che il
male alberga nel profondo di ogni individuo, e l’unica maniera per sconfiggerlo
è rassegnarsi ad esso, senza sperare in salvazione alcuna, perché l’unica
salvazione che ci avete concesso è il silenzio dei sensi e dell’anima, e in
questo stesso silenzio si dissipa il male che facciamo e il dolore che viviamo.
Datemela, e ancora, e ancora datemene altra, fino a quando non esploderò d’essa
e del desiderio che ci rende schiavi di noi stessi, della bramosia dei corpi e
delle sensazioni che ci distraggono per pochi attimi dalla bieca coscienza
della piccolezza del nostro essere transeunti, ingannandoci mentre affermiamo
che abbiamo giocato Ade e Crono, e siamo finalmente noi, per pochi attimi
fuggenti, coloro che si arrogano l’epiteto e il valore di infiniti e
onnipotenti. Mostratemela, datemela la forza per poterla conoscere, perché la
vacuità umana si misura in quanto non sappiamo ancora, in quanto non siamo
capaci di immaginare, o prevedere, o pensare: datemi la forza per aprire gli
occhi, per osservare il mondo per quello che è, per conoscere i fatti e le
menzogne che avete sparso a piene mani in ogni angolo della nostra casa, e
ancor più di quello, per le vite di noi mortali; pochi sono coloro che anelano
la conoscenza, perché pochi sanno che niente è più egoista della conoscenza
quando è solo per se stessi, e persino meno sanno che chi più sa più dubita, e
ciò che desiderano è il più dolce dei veleni – solo io, Giovanni Faust e un
pugno di matti lo sappiamo, e nonostante ciò, ogni giorno la desideriamo più
ancora della stessa salvazione. Datemi la forza, questa è la mia supplica, solo
per voi tutti, ora e per sempre, per resistere a quell'intensa e brutale
ricerca che è l’esistenza che voi stessi ci avete donato, in un gesto che avete
chiamato generosità ma che ha il sapore dello scherzo mendace, e che ci
inchioda su questa terra ad interrogarci su che cosa sia, in un ragionamento
senza fine e vivo di mille curve e ripensamenti, che può solo ambire a volere
una risposta nonostante parta dal forse unico corretto presupposto possibile,
ossia che non esiste una risposta, perché esistenza non è una domanda, non è
questionabile: esistenza è. Esistenza è un dono non voluto, è evenemenziale, è
constatazione, e dunque senza interrogativi possibili se non sul fatto che sia
vera oppure una languida invenzione di un demiurgo sornione e compiaciuto della
sua opera, ma che di fatto non si interessa di che fine possa fare: esistenza
è. Esistenza è coscienza di noi esistenti e di ciò che ci circonda, spesso ma
non sempre, perché l’esistenza stanca, addormenta poco alla volta, ci si abitua
ad esistere – non ci ricordiamo neanche l’ultima volta che abbiamo respirato!
Il nostro animo vagabondo vuole sempre piccole cose nuove e mai si ricorda che
ci siamo e lottiamo ogni momento per sopravvivere meglio un giorno in più:
esistenza è, e si declina solo al presente, perché il futuro non si può
contare, e il passato sbiadisce e lascia il passo ai nostri desideri inesauditi
e alle nostre menzogne per giustificare l’ora. Esistenza è, e ce l’avete data
voi! Solo voi! Non ve la abbiamo chiesta, ma siamo qui, e non si torna
indietro. Datemi la forza per render grazia all'esistenza, per quanto caduca,
perché sventurati sono coloro che decidono di diventare voi e di reciderla:
date loro la forza di resistere a loro stessi, e sorridere solo un giorno di
più, e poi cento ancora. E allora datemi la forza, per rimanere umano, per non
ambire a diventare voi, per non rassegnarmi a essere me: datemi la forza per
avere una coscienza leggera e ponderata che mi guidi per le strade
dell’esperienza, datemi la forza per avere passione nelle cose senza diventarne
schiavo; datemi la forza per amare senza vergognarmene e non pensare che
cedersi in un simposio amoroso sia un vile atto di debolezza, e datemi la forza
per dare tutto me stesso a me stesso e a chi ho di fronte per il rispetto che
ci è dovuto come esseri senzienti, e come innocenti inebriati d’amor cortese;
datemi la forza per apprezzare senza peccare, perché troppo difficile è capire
la grandezza della nostro tempo nel mondo e troppo facile è perdersi nelle
piccolezze che pensiamo esserci dovute, ma la cui assenza di significato reale
snatura solo noi stessi, rendendoci loro; datemi la forza di conoscere come è
dato a noialtri, miseri esseri ambiziosi e incompleti: che la conoscenza ci sia
lieta, e ci renda uno con i nostri simili, che orienti la nostra azione, e che
ci renda ogni giorno migliori; che la conoscenza diventi forza, di resistere
alle nostre bassezze e alle nostre ambizioni smodate, che ci renda apatici e
atarassici e dunque cittadini dell’esistenza.
Dateci dunque, ve ne
prego con tutta la forza che posso rendere invocazione, dateci la forza per
resistere a voi, artefici di ogni bene, e di ogni male, e per questo destinati
all'infamia peggiore, che è la nostra venerazione più profonda.
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