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venerdì 27 settembre 2013

La "Racionalidad Cachonda".

Disclaimer: questo post sorge da ampie e divertentissime discussioni tenute con alcuni cari amici spagnoli in quel di Monaco di Baviera. A loro sono debitore e va tutto il mio riconoscimento per lo spasso avuto e la fantasia impiegata per creare un minimondo attorno a questa espressione. Altresì, questo post potrà toccare livelli estremi di misoginia, perché sono malato ora che scrivo, perché sono un po' stufo e perché, ogni tanto, la provocazione fa bene. Quindi se siete soggetti deboli che appena leggono la parola "donne" seguita da termini non unicamente e falsamente positivi si incazzano oltremodo gridando allo "Shcantaloh!!1!", non continuate la lettura di questo post e piuttosto fatevi un giro su pornhub e tornate alle origini. Anzi, chiudetevi in casa per un buon par di settimane, va'.


  
Devo essere sincero con voi, cari astanti dell'Onda laterale, poiché sono abbastanza convinto che molti di voi, dopo aver letto i miei post durante i primi mesi di esistenza di questo blog, abbiano pensato qualcosa del genere "No ma bravo questo kazzam o come diavolo si fa chiamare, però cazzo che pesanti i suoi post". E devo essere una volta di più sincero, sono assolutamente d'accordo. Ragione per la quale, oggi vi preparo un intingolo più sul faceto che sul serio sperando di redimere la pesantezza insita nel mio animo di scrittore mediocre. In altri termini, spero vivamente vi facciate qualche risata, oggi.


venerdì 20 settembre 2013

Metoclopramide

Siamo tornati. Contenti?
Bene. I convenevoli finiscono qua.
Perché oggi ho una storia da raccontare.

Una storia che avrei dovuto scrivere molto tempo fa. Più di due anni. Ma forse è meglio aver aspettato tanto.

In realtà questo è un racconto scritto a quattro mani. O meglio, le mie solite due mani e l'ausilio di un cervello supplementare.
Il cervello poderoso e sconfinato di un mio amico del liceo, che per discrezione chiameremo S.L. (acronimo fittizio ma non troppo).

venerdì 13 settembre 2013

Cervelli Stitici

Namastè.
Mi presento.
Io sono Ajnabi. Lo sai cosa significa ‘Ajnabi’ ?
È punjabi, hindi, o come cazzo ti pare, e significa ‘Straniero, sconosciuto’.
Perché tu non mi conosci, giusto?
E nemmeno io conosco te, siamo pari.
Choo Choo Train.
Stai leggendo quello che una persona sconosciuta ha scritto perché tu lo leggessi.
I tuoi impulsi elettrici saltellano di nodo in nodo cercando di leggere.
Perché diavolo sei qui?
Non mi interessa nemmeno eh, non prenderla troppo sul serio. Tutto questo non ha senso.
Qual è il senso di questo pezzo?
Volevo scrivere qualcosa di poco impegnativo, e mi viene in mente Bill Hicks.
Niente ha senso, siamo finiti su questa cazzo di giostra che continua ad andare ed andare,
e cos’è alla fine, un giro di giostra o si tratta di realtà?
Forse pensare al fatto che la vita sia solo un giro di giostra ti metterà di buon umore, o di mal umore, a seconda del tuo stato ormonale.
Mi spiego meglio,
il fatto che tutto questo sia solo un gioco distribuito dalla EA games, fa un po’ paura, ma…
Ma!
Mi ti ci aiuta a prendere più alla leggera las cosas. Tanto alla fine che cosa rimane?
Nemmeno il biglietto della giostra mi ti ci rimane, e quindi a che pro preoccuparsi?
È inutile che cominci a far girare le rotelline nella materia grigia, continuerai a non arrivare  alla soluzione del problema.
Anzi, se ce l’hai scrivila.
Ma sappi che  non ci penserai mai abbastanza, ed anche se ci pensassi abbastanza sarebbe ancora poco.
Non è che se mangi o dormi abbastanza, poi non ne hai più bisogno, è questione che più ci pensi e più finisci nella spirale vorticosa del dubbio.
Sì sì, la vita è bella, c’è la musica, c’è l’amicizia, c’è l’amore, c’è tutto quel che cazzo ti pare,
ma è sempre UN giro di giostra,uno solo, un soffio, un niente, un colpo di vento, uno schiaffo, un calcio nel culo, a meno che…
A meno che!
A meno che tu non riesca a riempire il tuo schifo di vita, con cose meravigliose, con attività meravigliose, con persone meravigliose,
che ti porteranno felicità, gioia, amore, livelli di masturbazione mai visti, soldi, viaggi…
In questo caso, moriresti lo stesso, lasciando tutto quel che cazzo hai costruito, tutto.
Se non costruisci niente non ti porti via niente, se costruisci molto, non ti porti via niente lo stesso.
Quando sentiamo bussare alla porta, non possiamo non aprire solo a due cose.
All’amore ed alla morte. Entrambi non avvisano, a meno che non si tratti di serial killers ed altre stronzate del genere.
Datemela per buona.
In linea generale, in sintesi, per fare un sunto, in poche parole, siamo inutili.
Non c’è un senso. E non sforzatevi di trovarlo, perché da questo punto di vista, siamo tutti stitici.
Non volevo essere pessimista, non volevo scrivere una cosa così, ma quante cose che non vogliamo succedono?
A presto.

[Ladki Ajnabi]

venerdì 6 settembre 2013

Disfunzioni dell'anima

Sento di dover confessarmi:
L'impotenza è una brutta bestia.
Non sto parlando della disfunzione erettile, anche se pure quella è una brutta bestia, bensì di impotenza vera e propria.
Che poi non è tanto dissimile dalla disfunzione erettile quindi potremmo anche iniziare da qui.
Ma iniziare cosa? Iniziare qualcosa? Senza poi portarla a termine? Come la disfunzione erettile d'altronde.

Scusatemi.
Forse il caldo intenso della pausa estiva mi ha dato alla testa impedendomi di scrivere qualcosa di unico e lineare, condannandomi a rimanere intrappolato in un eterno leitmotiv dal quale non si può uscire, senza poterci fare effettivamente nulla, il che ci riporta alla disfunzione... ma avete già capito ormai.

Quando qualcosa ti ronza in testa è davvero difficile liberarsene, puoi provare a pensare ad altro, leggere un libro, vedere un film, ripetere tutti i numeri del Pi greco (ma c'è qualcuno che lo fa sul serio?), uscire di casa per vedere altra gente, ballare, cantare, ubriacarsi, obliarsi e provare a dormire, ma alla fine il ronzio è ancora lì, perché ormai ci hai pensato la prima volta, gli hai dato esistenza ma non puoi cacciarlo via, non ci puoi fare proprio nulla, esattamente come con...

Forse è meglio fermarci un attimo, sicuramente si stava per alludere a qualcosa, ma mi sono scordato cosa.
Eppure era così vicino fino a un secondo fa... Fa nulla, ciò che è andato è andato, non puoi farci nulla...
Ecco!
Trovato!
Che sia questa la chiave per uscire da questo dedalo di parole? Che sia il motivo scatenante di questo guazzabuglio nel quale sguazzo senza successo, senza poterne emergere, senza potersi immergere totalmente, senza poter fare niente...

Figliolo forse è ora che tu mi dica cosa ti turba, devi confessarmi qual'è il tuo demone personale, cosa ti sussurra all'orecchio nelle notti di veglia, cosa ti mormora mentre ti segue ovunque tu vada, cosa ti ha rivelato, quale scandalosa epifania ti ha costretto a subire.

E credimi io vorrei davvero venirti incontro ma il mio demone è l'impotenza, non la disfunzione erettile bada bene, ma l'impotenza vera, quella che riconosci perché nell'attimo in cui hai realizzato la sua presenza lei è già dilagata ovunque, non lasciandoti via d'uscita, legandoti a una torbida maledizione che ti lascia sì in vita, ma completamente...impotente ecco.
Un cancro che pianta metastasi ad ogni livello della tua vita, un unico mantra ripetuto e ripetuto e ripetuto, fino allo stremo: "Che ci puoi fare?".
Tutto è in declino, il marcio dilaga e io...e io che ci posso fare?
Ovunque guardassi vedevo solo cose che volevo cambiare, oh, dio solo sa quanto volevo cambiarle, ma certe cose non sono fatte per essere cambiate, anche se questo l'ho realizzato solo più tardi, solo dopo aver visto tutto e capito di non poter farci niente.
Ma se non io allora Dio! Forse lui può! Insomma dopotutto è onnipotente no?

Mi dispiace figliolo, ma se è a lui che indirizzi la tue preghiere ti posso assicurare che non avrei risposta, perché lui non può risponderti, e credimi, sono tante le cose che non può fare, in tutta la sua onnipotenza non può scegliere di non essere ciò che è, e questo turba anche lui perché non può farci niente.
Se condividi con lui questa condizione, di cosa hai paura dunque?

...
La mia impotenza è stratificata ad ogni livello, mi ha chinato il capo, mi ha reso inabile ad alzarmi, come la disfunzione erettile, ed ovunque volgessi lo sguardo non vedevo e tuttora non vedo come potrei cambiare le cose, perché dopo analisi dibattiti litigi e discussioni, elucubrazioni meditazioni e preghiere, alla fine di tutto il mantra tornava a ripetermi: "Che ci posso fare?"
E dal "che ci posso fare" io mi son lasciato cullare ed accudire, e forse (forse?) ciò di cui mi vergogno è che il mantra non ha rovinato la mia vita, ma l'ha plasmata, permettendomi di proseguire senza agire.
Volevi sapere di cosa ho paura?

La vera paura è che finisca.
La vera paura è che il demone mi abbandoni, costringendomi a realizzare che il vero problema non era la sua impotenza ma la mia inettitudine.